Il dolore cronico
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole che svolge un compito molto importante per il nostro organismo: metterci in guardia da un danno ai tessuti, che sia reale o potenziale. Quando però il dolore diventa cronico non svolge più questa funzione e risulta iperprotettivo.
Secondo la definizione della International Association for The Study of Pain (IASP) il dolore è “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole, associata o che sembra essere associata a un danno tissutale, potenziale o reale”. Con questa definizione la IASP sottolinea che il dolore è un fenomeno sfaccettato che coinvolge fattori biologici, psicologici e sociali. Insomma, esso non può essere ridotto all’attività dei neuroni nocicettori, le cellule sentinella che comunicano al cervello uno stimolo di pericolo.
Nocicezione (il processo attraverso cui uno stimolo negativo viene trasmesso dai nocicettori al cervello, che lo rielabora come sensazione dolorosa) e dolore, infatti, sono due processi distinti e talvolta indipendenti. Il dolore è un sistema complesso, che comprende l’elaborazione cerebrale di diversi processi, tra cui la nocicezione, ma anche altri fattori affettivi, cognitivi, valutativi e contestuali, che interagiscono tra loro, dando come risultato l’esperienza dolorosa nel suo insieme.
A cosa serve il dolore? Il dolore ha una funzione protettiva: funziona come un sistema di allarme che ci avverte quando abbiamo subito un danno o quando potremmo essere in pericolo, in modo che possiamo proteggerci.
Tuttavia, non si tratta sempre di un indicatore accurato e in alcuni casi diventa iperprotettivo, segnalando pericoli che non esistono.
Si parla di dolore cronico quando il dolore persiste oltre i 3 mesi, il tempo considerato necessario alla piena guarigione di un danno, danno che però potrebbe anche non essere mai esistito. Si tratta di un periodo di tempo scelto per convenzione.
Gli studi degli ultimi decenni hanno evidenziato che i processi motivazionali, emotivi-affettivi e cognitivi si intersecano e contribuiscono a indurre o mantenere il ciclo del dolore cronico.
Per questo sono sempre più consigliati trattamenti multimodali e multidisciplinari, come la terapia fisica psicologicamente informata, che mirano a migliorare l'esperienza complessiva del dolore e a ripristinare la corretta funzionalità fisica e motoria, affrontando i fattori cognitivi, emotivi, comportamentali e sociali che contribuiscono allo stress e alla compromissione legati al dolore.
Il dolore in sintesi
Il dolore è un segnale del cervello
Il dolore è un campanello d’allarme, che ha la funzione di proteggerci
Il dolore non è un indicatore accurato dello stato dei tessuti del corpo
Il dolore, quando persistente, può diventare iperprotettivo e perdere la sua funzione utile di protezione
I nostri sistemi biologici sono estremamente plastici: anche i malfunzionamenti fisici possono essere modificati
Il sistema del dolore è complesso: per correggere un eventuale malfunzionamento acquisito bisogna agire su molteplici fattori contemporaneamente
Come si cura il dolore cronico
Il problema del dolore cronico è quello di un sistema diventato iperprotettivo, per questo focalizzare la cura solo sulla riparazione di un presunto danno tissutale si è dimostrato inefficace. Negli ultimi decenni, gli esperti di gestione del dolore hanno riconosciuto la necessità di trattare il dolore cronico, anche quello muscolo-scheletrico, secondo un approccio olistico, che consideri tutti gli "ingredienti" che alimentano il ciclo del dolore, inclusi quei fattori psico-sociali che possono modificare la risposta al dolore, influenzano l'aderenza al trattamento, la cronicità del dolore e lo stato di disabilità.
Quindi chiunque soffra di dolore cronico deve essere seguito anche da uno psicologo? No, ma qualsiasi terapista che si occupa di dolore cronico deve tenere in considerazione anche le componenti psico-sociali del dolore.
La valutazione iniziale deve considerare i diversi fattori biopsicosociali che possono contribuire al mantenimento o al peggioramento della condizione di dolore: lo stress, la qualità del sonno, l’attività fisica, i farmaci assunti, le emozioni e i pensieri negativi associati al dolore, i comportamenti disadattivi sviluppati nel tempo.
Solo quando il quadro è completo è possibile definire un piano di trattamento personalizzato, centrato sugli obiettivi specifici della persona e capace di valorizzarne le risorse individuali. Le linee guida raccomandano di utilizzare approcci multimodali, che consistono nell'utilizzare sinergicamente trattamenti di più discipline cliniche, incorporati in un piano personalizzato di trattamento, e multidisciplinari, grazie alla collaborazione di professionisti di diverse discipline cliniche.
Da PainLab ogni osteopata e fisioterapista è specializzato nella gestione del dolore cronico muscolo-scheletrico e ha sviluppato abilità comunicative e le conoscenze per attuare una pratica fisica psicologicamente informata, ossia un trattamento basato sulla costruzione dell’alleanza terapeutica tra terapista e paziente.
Ogni terapista è in grado di accogliere la sofferenza emotiva del paziente ed è orientato a integrare i trattamenti fisici con pratiche di riconcettualizzazione cognitiva e di cambiamento comportamentale, finalizzate ad esempio a ridurre la minaccia percepita per il dolore, la paura del movimento e a promuovere il senso di auto-efficacia.
Il lavoro dell’osteopata e del fisioterapista però non sostituisce il lavoro dello psicologo o di altri specialisti ed è possibile che in alcune circostanza sia utile lavorare in equipe con altri professionisti.
Riferimenti bibliografici e approfondimenti
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